La storia di Roberta, una mamma con la forza di una tigre

La storia di Roberta, una mamma con la forza di una tigre

- “Cosa cucino stasera?”


Chi non l’ha mai pensato mentre, tornando a casa dal lavoro, prova a inventarsi ricette fantasiose ripescando nella memoria i prodotti della dispensa e gli alimenti in frigorifero?

Tutto cambia però quando a chiederselo è una mamma che non sa cosa preparare da mangiare perché non ha i soldi per permettersi di fare la spesa.


“Quando hai 45 anni e devi ricominciare da zero è difficile non farsi assalire dalla paura, dall’ansia. Hai un solo pensiero martellante: cosa metto a tavola stasera per le mie bambine?”

Con questa frase Roberta (nome di fantasia) ha iniziato a raccontarci di sé.


È arrivata negli uffici di Progetto Mirasole, in Abbazia, una mattina di ottobre troppo calda per essere autunno inoltrato. Aveva appena salutato Matilde e Stefania, le sue bambine di 10 e 8 anni, all’ingresso della scuola elementare e, dopo aver cambiato due autobus e percorso la pista ciclabile a piedi, è arrivata all’Abbazia di Mirasole, dove il Programma Lavoro ha aperto uno sportello dedicato a chi non sa come uscire da quella giungla che è la ricerca di un impiego.


Abbiamo dovuto vendere la macchina per pagare le bollette, prendiamo l’autobus per spostarci ma per mio marito è complicato spostarsi, lavora in fabbrica e spesso i suoi turni si svolgono in orari in cui i mezzi pubblici ancora non funzionano”.

 

- Troppo giovani e troppo vecchi


Roberta lavorava in una pizzeria, organizzare i suoi turni con quelli del marito era complesso ma “per fortuna esistono i nonni – ci racconta – quante volte hanno accudito le bambine fino a tardi mentre noi eravamo al lavoro! Per noi era impensabile pagare una babysitter”.

Prima della pizzeria, il suo percorso professionale è passato per un supermercato e prima ancora per un negozio di abbigliamento: 20 anni trascorsi tra contratti (quando c’erano) a tempo determinato, senza mai la prospettiva di un impiego sicuro.


“A un certo punto, non so bene dirvi quando, i datori di lavoro hanno iniziato a rispondermi che le esigenze del mercato sono cambiate, che si cercano ragazzi sempre più giovani a cui, si vogliono proporre contratti sempre più precari” continua Roberta.


“Le spese quotidiane sono già difficili da sostenere per chi ha due stipendi, figuriamoci per noi che ormai ne abbiamo uno solo…i miei genitori ci danno una mano in casa tenendo le bambine ma non riesco a chiedere loro di prestarci soldi, mi vergogno troppo. Ho 45 anni e mi vergogno di dipendere ancora così tanto da mamma e papà, due persone anziane di cui dovrei prendermi cura e che invece continuano a prendersi cura non solo di me ma di tutta la mia famiglia…”


Dopo la chiusura della pizzeria Roberta per un po’ è riuscita ad arrivare a fine mese grazie alla NASPI, l’indennità mensile di disoccupazione, e dando fondo ai risparmi di una vita. A lungo andare però vivere in 4 con un solo stipendio ha portato nella sua mente pensieri terrificanti:

“Il giorno peggiore è stato quando io e mio marito abbiamo guardato il nostro conto in banca e ci siamo chiesti: paghiamo le bollette o facciamo la spesa? L'inverno sta per arrivare...rinunciamo al cibo o al riscaldamento?


- “Lì sapranno aiutarmi”


Roberta frequenta Mirasole con la sua famiglia da quando l’Abbazia ha riaperto nel 2016: una gita in bicicletta nelle domeniche di sole, un laboratorio per le bambine nei sabati di pioggia, un aperitivo romantico con il marito quelle poche volte in cui riuscivano a dedicarsi un momento tutto loro, prima che lei perdesse il lavoro.


Mi sono sempre sentita legata a Mirasole, un luogo in cui mi sono da subito sentita accolta…è una sensazione rara e bellissima. Qui in Abbazia ho trascorso momenti pieni d’amore con mio marito e le mie figlie. E forse è per questo che nel mio momento più buio ho pensato: lì sapranno aiutarmi”.


È così che Roberta, in quella mattina di ottobre troppo calda per essere autunno inoltrato, ha bussato con delicatezza e tanta speranza alla porta dell’ufficio del Programma Lavoro ed è stata accolta dal sorriso rassicurante e dagli occhi gentili di Laura Mantegazza, educatrice del Programma Lavoro.


“Con Laura sto facendo un percorso per riacquisire scurezza, perché tante porte sbattute in faccia ti fanno pensare di non valere niente e non poter combinare niente nella vita. Progetto Mirasole ci sta aiutando a pagare le bollette: non dover più scegliere tra la spesa e il riscaldamento significa liberarsi di un peso incredibile. Sto seguendo corsi che mi stanno servendo tanto, l’ultimo è quello sulla sicurezza e HACCP perché vorrei poter lavorare ancora nell’ambito della ristorazione.


E poi sto facendo colloqui mirati! La prossima settimana avrò il secondo incontro con il proprietario di un ristorante di Pieve Emanuele e ho una buona sensazione...incrociate le dita per me!” ci dice Roberta con gli occhi che le brillano.

Occhi molto diversi rispetto a quando, per caso, l’abbiamo incontrata in Abbazia in quel giorno di ottobre in cui è venuta a chiedere aiuto con profonda dignità e piena di speranza.


E noi, certo che incrociamo le dita per lei.



Sara Dongiovanni

Progetto Mirasole