La storia di Giada: la videomaker che lotta per i suoi sogni!

La storia di Giada: la videomaker che lotta per i suoi sogni!

 “Quando ho iniziato a fare la videomaker usavamo ancora le pellicole a nastro, pesantissime e ingombranti”.


Giada (nome di fantasia per tutelare la sua privacy) ha 55 anni e vive a nord di Milano con il suo cagnone Roby “se non ci fosse stato lui in questi anni – racconta – non so cosa avrei fatto”. Quando le chiediamo cosa l’appassioni ci risponde con sicurezza: raccontare storie!Raccontare storie per me significa vivere vite sempre nuove”.


Giada ha gli occhi marroni, una pozza di cioccolato fuso “un tempo erano così anche i capelli, per un po’ li ho tinti ma ora mi sono stufata, anche la chioma bianca ha la sua bellezza!” ci dice ridendo.

“Da piccolina ripetevo sempre alla mamma quello che avevo studiato, ma lo facevo in un modo tutto mio, come se fossero storie fantastiche. A ripensarci forse è in quel periodo che ho capito che nella mia vita avrei voluto fare quello di lavoro: raccontare storie!


Giada crescendo studia cinema “ho fatto tanta, tantissima gavetta e nel frattempo conoscevo professionisti, intrecciavo relazioni…vivevo velocemente, lavoravo tantissimo ed ero felice!”


Poi l’incidente, e tutto cambia.


“Un giorno, durante una ripresa all’aperto, stavo camminando all’indietro per trovare la giusta inquadratura, non mi sono resa conto di essere finita in strada, ma soprattutto non mi sono resa conto della macchina che arrivava. Questo me l’hanno raccontato per la verità, io non me lo ricordo più, non mi ricordo tante cose di allora. Lì è iniziato un periodo di depressione da cui non credevo sarei mai uscita”.


La sua storia nel 2021 incontra la nostra.


“Il sostegno psicologico è stato fondamentale. Ma quando sono stata pronta a ricominciare eccomi ferma di nuovo: tra l’incidente, la depressione e la fisioterapia, non ho lavorato per molto tempo e ho perso tanti contatti, dovevo essere un po’ realista perché cominciavo ad avere grossi problemi economici. Ricominciare a lavorare nel settore è stato complicato: nuove tecnologie, nuovi modi di lavorare...ho iniziato a inviare curricula per qualsiasi cosa: inizialmente come videomaker, ma non mi chiamavano. Allora li ho inviati come assistente, perfino come stagistanon mi chiamava nessuno. Ma non solo dal settore, non mi chiamavano neanche come barista o come commessa. Ero disperata. Un giorno, per caso, ho visto su Facebook la pubblicità dell’Abbazia di Mirasole, ho mandato il curriculum come lavapiatti”.


È stato Stefano, il coordinatore del Programma Lavoro, a intercettare il curriculum di Giada. Pensava fosse un errore e l’ha richiamata subito per approfondire. Non c’erano errori però, solo tanto bisogno di aiuto.


“Io e Stefano abbiamo fatto qualche colloquio per capire in che modo Mirasole potesse aiutarmi, poi la proposta: io racconto storie e Mirasole aveva storie da raccontare. I piatti potevano aspettare, l’obiettivo era rientrare nel mondo del videomaking!


Così è iniziata l’avventura di Giada e Progetto Mirasole: un anno a stretto contatto, a riscoprirsi e a scoprire gli altri, raccontando le storie di rinascita e rivincita di chi, come lei, ha attraversato il buio della disperazione e ne è uscito con una nuova vita.


La mia forza sono stati Stefano e Progetto Mirasole: mi hanno fornito gli strumenti per ripartire e ora, dopo anni di sacrifici, vivo facendo quello che amo!”


Sara Dongiovanni

Progetto Mirasole